Pause e produttività: un dilemma
che attanaglia spesso i datori di lavoro. Le pause sono sacrosante e fra l’altro obbligatorie per legge, ma quanto incidono realmente sulla produttività dei
lavoratori? La tradizionale pausa
sigaretta e la pausa caffé al distributore, oltre al sempre più attuale
utilizzo dei social network, sono davvero una delle ragioni del calo di
produttività all’interno delle aziende?
In particolare i social
network negli ultimi anni hanno raggiunto il top della black list dell’improduttività aziendale, guardati con
sospetto in alcuni luoghi di lavoro fino ad arrivare ad essere vietati in
alcune aziende o pubbliche amministrazioni.
Soluzione drastica ma plausibile,
se è vero, come evidenziano le ultime ricerche in merito, che circa la metà
dei dipendenti aziendali utilizza almeno un’ora al giorno per navigare in
Internet, controllare la posta elettronica (quella personale) e connettersi sui
social. E’ stato addirittura stimato che
solo in Italia vengono perse in questo modo un totale di 31 milioni di
ore lavorative all’anno, per un costo pari
a 500 milioni di Euro!
Nonostante questi dati poco
rassicuranti, ci sono altre correnti di pensiero che non puntano il dito sulle
pause ma semplicemente sul loro utilizzo indiscriminato. La pausa, infatti,
ha molte proprietà benefiche:
rilassa, alleggerisce la mente e predispone al lavoro. E’ stato infatti dimostrato che concedersi una
pausa di 10 minuti per navigare liberamente in Internet prima di concentrarsi
in una nuova attività, libera la mente e rende più produttivi.
La pausa, quindi, non è
nociva, ma dannoso è l’utilizzo che a volte se ne fa: se navigare in Internet e controllare la posta ed
il proprio profilo Facebook vengono fatti costantemente e
indiscriminatamente (tanto, ci vuole solo
un attimo, poi si torna a lavorare...) il rischio è quello di
appesantire il cervello costringendolo a
troppi input simultanei, ma è anche e soprattutto quello di perdere
la reale cognizione del tempo, perché in
questo genere di attività è facile “perdersi” e trasformare il famoso attimo in
pause ben più lunghe.
Così come è possibile organizzare
il proprio lavoro, al tempo stesso è possibile organizzare anche le pause, ad esempio controllando la posta solo fra
un’attività e l’altra o navigando alcuni minuti in Internet per rilassarsi solo prima di cominciare un’attività che richiede impegno ed attenzione. La
pausa così strutturata è funzionale alla concentrazione e al rilassamento; viceversa il suo “abuso”, ovvero le interruzioni
costanti e prolungate, nuocciono all’azienda (calo di produttività) ma anche al singolo
(affaticamento da multitasking).