Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una profonda trasformazione delle relazioni
familiari: aumentano i genitori single, i
single non vedovi, le unioni libere e le famiglie ricostituite.
Le normative in ambito familiare hanno subito
notevoli modifiche negli anni (la legge sul divorzio, la riforma del diritto di
famiglia, la legge sull’adozione e l’affidamento dei minori, la legge
sull’affidamento condiviso dei figli del 2006) e molteplici sono i
fattori che hanno favorito la diversificazione delle tipologie familiari: diminuisce il tasso di nuzialità, sale l’età in
cui ci si sposa, aumentano i matrimoni celebrati con rito civile, diminuisce il
tasso di natalità e cresce il numero delle nascite fuori dal matrimonio.
Ogni anno l’Istat rende noti i risultati delle
rilevazioni sulle separazioni e sui divorzi
condotte presso le cancellerie dei 165 tribunali civili, raccogliendo i dati
relativi ad ogni singolo procedimento concluso dal punto di vista giudiziario
nell’anno di riferimento.
Scopo delle rilevazioni è monitorare l’evoluzione
temporale e le principali caratteristiche delle unioni matrimoniali: la durata media dei matrimoni e l’età media dei
coniugi alla separazione, il tipo e la durata dei procedimenti (consensuale o
giudiziale), il numero di figli coinvolti e la tipologia di affidamento dei
figli minori.
In base ai dati Istat diffusi a luglio 2011, nel
2009 le separazioni in Italia sono state 85.945 e i divorzi 54.456, con un incremento rispettivamente del 2,1 e dello
0,2% rispetto all’anno precedente. Si tratta di incrementi più contenuti
rispetto ai due anni precedenti (2007 e 2008), ma comunque in crescita: se nel
1995 ogni 1.000 matrimoni si sono registrati 158 separazioni e 80 divorzi, nel
2009 si arriva a 297 separazioni
e 181 divorzi ogni 1000 matrimoni (andando
da un valore minimo di 198,6 separazioni al Sud ad un valore massimo di 374,9
separazioni per mille matrimoni nel Nord-ovest). Rispetto al 1995 le
separazioni sono aumentate di oltre il 64% ed i divorzi sono praticamente
raddoppiati (+ 101%), dati ancora più
significativi se pensiamo che nel contesto in cui viviamo i matrimoni sono
diminuiti e quindi i dati sono imputabili ad un effettivo aumento della
propensione alla rottura dell’unione coniugale.
La durata media del matrimonio è di 15 anni per le
separazioni e a 18 anni per i divorzi.
L’età
media alla separazione è di circa 45 anni per i mariti e 41 per le mogli, che
nel caso di divorzio sale a 47 e 43 anni. Questi valori sono aumentati negli
anni sia per una diminuzione delle separazioni sotto i 30 anni (effetto della
posticipazione delle nozze) sia per un aumento delle separazioni con almeno uno
sposo ultrasessantenne.
La tipologia di procedimento scelta in prevalenza
dai coniugi è quella consensuale: nel 2009
si sono concluse consensualmente l’85,6% delle separazioni e il 72,1% dei
divorzi.
Il 66,4% delle separazioni e il 60,7% dei divorzi
hanno riguardato coppie con figli avuti durante il matrimonio. Fino al 2005, ha prevalso l’affidamento esclusivo
dei figli minori alla madre, mentre dal 2006 in poi grazie alla Legge 54/2006
che ha introdotto l’istituto dell’affido condiviso dei figli minori come
modalità ordinaria, l’affidamento è stato principalmente condiviso: nel 2009
l’86,2% delle separazioni di coppie con figli ha previsto l’affido condiviso contro il 12,2% dei casi in cui i figli sono stati
affidati esclusivamente ad uno genitore (in genere alla madre).
Numerose sono le cause di tali mutamenti: si entra sempre più tardi nell’età adulta, anche
per una sempre maggiore instabilità lavorativa che non permette di fare
progetti impegnativi in giovane età, aumentano le possibilità di spostamenti e
i contatti sociali, ma contemporaneamente diminuisce l’attaccamento al
territorio, alla comunità, e la coppia viene vissuta con mentalità
più individualistica rispetto al passato
(un “nido d’amore” avulso dal contesto di appartenenza), con notevoli
conseguenze sulle aspettative, le aspirazioni (e le inevitabili delusioni) dei
soggetti coinvolti, con forti ripercussioni a livello demografico,
sociale, economico e culturale.