Recenti studi hanno dimostrato che lo stress da lavoro è una delle principali cause di assenteismo all’interno delle aziende. Stress che provoca danni ingenti sul bilancio di fine anno: basta andare a guardare alla voce “malattie” e “sostituzione di assenti per malattia” per farsene un’idea.
Possiamo descrivere questo tipo di stress come uno stato psico-fisico caratterizzato da ansia costante e malessere diffuso, che si manifesta quando le richieste dell’ambiente superano le capacità del singolo di farvi fronte, compromettendone il rendimento lavorativo, oltre che i rapporti interpersonali. Non sorprende perciò come esso costituisca motivo per richiedere frequenti congedi e periodi di malattia, trasformandosi così in un problema che coinvolge più livelli: i collaboratori, i datori di lavoro, l’azienda. Lo stress, infatti, quando si trasforma in giorni di assenza, comporta maggiori costi, riduce drasticamente la produttività e ci rende meno competitivi sul mercato.
Se in Europa secondo l’Inail, l’Agenzia per la sicurezza e salute del lavoro, le vittime di questa tipologia di stress sono circa 40 milioni e i giorni di lavoro persi ogni anno raggiungono il 50-60% (con dei costi per la collettività stimati attorno ai 20 miliardi di euro), secondo l'Istituto superiore per la sicurezza sul lavoro, anche in Italia non siamo da meno. Secondo l’Ispesl, infatti, il 43% dei lavoratori italiani soffre di disturbi fisici e psicologici correlati alla propria attività lavorativa, dato che supera di molto non solo la media EU (22%), ma anche paesi come la Gran Bretagna (27%), la Germania (25%) e la Francia (24%), ovvero le altre nazioni europee in cui lo stress lavorativo è superiore alla media.
Senza nulla togliere all’attuale momento storico-sociale, che indubbiamente contribuisce a rendere più drammatica la situazione per tanti lavoratori che si ritrovano in condizioni quanto mai precarie, notiamo come, anche fra chi ha un impiego, esistano precise cause che contribuiscono all’insorgere dello stress sul posto di lavoro.
Secondo la Commissione Europea, Direzione generale occupazione e affari sociali, i fattori più comuni che determinano lo stress legato all’attività lavorativa sono:
- Quantità di lavoro da eseguire eccessiva oppure insufficiente
- Tempo insufficiente per portare a termine il lavoro in maniera soddisfacente sia per gli altri che per se stessi
- Mancanza di una chiara descrizione del lavoro da svolgere o di una linea gerarchica
- Ricompensa insufficiente, non proporzionale alla prestazione
- Impossibilità di esprimere lamentele
- Responsabilità gravose non accompagnate da autorità o potere decisionale adeguati
- Mancanza di collaborazione e sostegno da parte di superiori, colleghi o subordinati
- Impossibilità di esprimere effettivamente talenti o capacità personali
- Mancanza di controllo o di giusto orgoglio per il prodotto finito del proprio lavoro
- Precarietà del posto di lavoro, incertezza della posizione occupata
- Condizioni di lavoro spiacevoli o lavoro pericoloso
- Possibilità che un piccolo errore o disattenzione possano avere conseguenze gravi
Analizzando le varie voci, notiamo come esse siano tutte riconducibili ad una scarsa organizzazione aziendale, che si riflette in una mancanza di certezze nei collaboratori, i quali si ritrovano spesso a remare senza però sapere in che direzione stanno andando e se la nave su cui si trovano riuscirà mai a raggiungere la riva. Compiti non definiti, obiettivi poco chiari, scarsa comunicazione, assenza di stimoli, sensazione di essere abbandonati a se stessi, mancata realizzazione personale e professionale, sono tutte situazioni che a lungo andare logorano e disorientano anche i collaboratori migliori.
Prendendo spunto da questi dati vediamo come, con piccole azioni quotidiane, noi potremmo fare davvero molto per prevenire il problema dello stress. Definire bene i ruoli e i risultati da ottenere, valorizzare gli obiettivi personali e condividere i valori aziendali, coinvolgere i collaboratori nelle scelte strategiche, aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti, fornire un’adeguata formazione al ruolo, utilizzare una corretta gestione del tempo, gratificarli per i risultati ottenuti, non solo con premi e ricompense, ma anche con un semplice ma mai banale grazie, sono tutti accorgimenti che spesso si danno per scontati, ma che per un collaboratore non lo sono affatto. Anche un bravo può ottenere effetti miracolosi, ed è sicuramente uno dei modi più efficaci (ed economici) per aumentare l’autostima e combattere lo stress.
L’insieme di questi atteggiamenti produrrà una spirale positiva, fatta di collaboratori motivati, carichi di quella energia frizzante che mette l’uomo nella condizione fisica e mentale migliore per affrontare con grinta, determinazione e positività qualsiasi situazione. Di conseguenza diminuiranno drasticamente i giorni di assenza che gravano sul bilancio di fine anno, migliorerà il clima aziendale, salirà la motivazione di chi lavora con noi e il nostro business godrà di una forza propulsiva inarrestabile.
Quanta ricchezza in più produrrebbe ogni anno la tua azienda, se ti occupassi maggiormente del benessere dei tuoi collaboratori? Pensaci: prevenire è meglio che stressare!
Articolo di Camilla Targher pubblicato su "Migliorare" Anno II N. 3, 2010