martedì 28 settembre 2010

ginnastica alla scrivania


Chi non si è mai innervosito durante una normale giornata di lavoro vissuta dietro la scrivania? Chi non ha mai avuto uno di quei giorni in cui vorresti buttare tutto all’aria e gridare: Bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!


Ritmi frenetici, scadenze da rispettare, clienti pretenziosi e superiori stressati sono uno scenario davvero poco augurabile. Ma se nel tuo caso questo contesto  rappresentasse la norma…non disperare: da oggi esiste la soluzione!

Un gruppo di ricercatori della Ohio State University (Usa) hanno condotto uno studio su di un campione di impiegati, facendo praticare loro per 6 settimane la MBRS (Mindfulness-Based Stress Reduction), una particolare tecnica di meditazione. La seduta consisteva in un’ora di meditazione al giorno + 20 minuti di yoga, da fare direttamente dalla scrivania.
Il risultato, pubblicato sulla rivista Health Education & Behavior, riporta che il gruppo di impiegati sottoposti a yoga e meditazione ha notato un netto miglioramento del proprio sonno notturno, mentre l’ansia è diminuita del 10% rispetto agli altri colleghi.
Come dici? Non sei esperto di yoga? Non c’è nessun problema. Esistono soluzioni ancora più semplici e immediate per stemperare un po’ la tensione accumulata durante la giornata: basta solo dedicarsi qualche minuto di tempo ed eseguire dei piccoli movimenti per distendere i muscoli, con grande beneficio del corpo (e della mente).
Ecco alcuni esempi di esercizi che si possono fare in ufficio, standosene comodamente seduti alla scrivania:
-        per la cervicale: alzare e abbassare il capo, poi ruotarlo a destra e sinistra. Poi ruotarlo lentamente in senso orario e anti-orario.
-        per le spalle: seduti a gambe unite, incrociare le braccia appoggiando il palmo della mano sulla spalla. Inspirare e poi espirare spingendo le spalle verso il basso e allungando il collo.
-        per gli addominali: seduti, contrarre i muscoli addominali e mantenere la posizione per almeno 10 secondi. Ripetere più volte.
-        per la schiena: seduti, stendere il più possibile mani e braccia verso il soffitto e mantenere la posizione per 30 secondi. Ripetere.
-        Per la circolazione: alzarsi ripetutamente sulle punte dei piedi distendendo i polpacci, e ricordarsi di non accavallare a lungo le gambe.
Tutto questo non cambierà il tuo lavoro, ma sono certa che ti farà sentire meglio!

lunedì 20 settembre 2010

l’erba del vicino è sempre la più verde?


Ogni anno mi capita di imbattermi in articoli che parlano di libri o di ricerche che si occupano di stanare quelli che potremmo definire i peggiori lavori che una persona possa fare. Se ne leggono di veramente bizzarri. Ve ne riporto alcuni che mi hanno particolarmente colpito:

- il sosia di un dittatore latitante (bene che ti vada, rischi l’impiccagione)

- l’assistente del lanciatore di coltelli (e se non prende bene la mira?!)
- l’addetto alle pulizie in un cinema porno (no comment)
- lo sterminatore di roditori a Bombay
- l’allevatore di larve (con tuta e stivaloni, il suo compito è quello di stare dentro un’enorme vasca a girare le larve con il badile)
- l’ispettore di polli (se un pollo si ferisce, gli altri lo beccano fino ad ucciderlo. Il compito dell’ispettore è di estrarre il pollo ferito dalla gabbia e…tirargli il collo)

- l’esaminatore di sperma (fino a 400 provette al giorno!!!)
- il controllore di patatine fritte (consiste nel togliere dal rullo trasportatore le patatine difettose)
- il pulitore di sigmodoiscopio (strumento utilizzato per le ispezioni anali)

- l’annusatore di cibo per gatti (per assicurarsi che sia fresco)

Conserva questa lista e rileggila ogni volta che pensi che il tuo lavoro faccia schifo! ;)

martedì 14 settembre 2010

più sesso a casa = meno stress al lavoro



Un gruppo di ricercatori dell'Università di Goteborg, in Svezia, ha recentemente dimostrato come un’appagante vita sessuale fra le mura domestiche migliori le prestazioni… lavorative!
Lo studio, riportato dal notiziario The Local, è durato cinque anni ed ha coinvolto circa 900, fra uomini e donne, invitati a classificare la propria relazione sessuale in tre categorie: 'buona', 'media' e 'cattiva' e ad esprimere un giudizio su come la loro vita sentimentale e sessuale influisse sulla sfera lavorativa.
I risultati della ricerca parlano chiaro: i soggetti soddisfatti della propria vita intima sono quelli che subiscono meno stress sul lavoro.

Vi riporto qui di seguito i dettagli della ricerca:

Aprire la porta di casa dopo una giornata di duro lavoro e imbattersi nella persona amata e in un clima sereno tiene lontano lo stress derivante dal carico di lavoro eccessivo e/o da tensioni in ufficio. Sembrerebbe la scoperta dell’acqua calda, se non fosse che Ann-Christine Andersson Arntén, dell’Università di Göteborg in Svezia, ci ha rivelato nella sua tesi di dottorato in psicologia che è vero anche il contrario: se una vita di coppia felice può infatti fungere da cuscinetto agli effetti negativi ed ai rischi per la salute psico-fisica derivanti dall’accumulo di tensione sul posto di lavoro, quando nella vita sentimentale non è proprio tutto rose e fiori, i danni da stress si amplificano ulteriormente. Stando a quanto afferma la ricercatrice:

Una sana e solida vita di coppia riduce gli effetti negativi dello stress da lavoro sulla nostra salute. Relazioni instabili e superficiali, al contrario, ne amplificano gli effetti negativi.
 Anche un approccio positivo e la piena riuscita nella pratica di tecniche di gestione della tensione e del nervosismo aiuta nel mantenere stabile l’equilibrio psicofisico. 
Ma quando ci sono esperienze di stress sia sul posto di lavoro che nel rapporto con il partner, il rischio di risentirne a livello fisico e mentale è pericolosamente alto, e provoca non di rado un peggioramento repentino nelle condizioni di salute.
Circa 900 persone hanno preso parte all’indagine che ha portato a queste conclusioni. Coloro che avevano un buon rapporto di coppia sono risultati godere di stati di salute nettamente migliori rispetto alle persone che avevano un rapporto più problematico. Le donne nello specifico risentivano delle tensioni sviluppando forme di ansia, reazioni di stress mentale, disturbi del sonno. Gli uomini con rapporti turbolenti e tensione sul lavoro sviluppavano in misura maggiore rispetto agli altri depressione, ansia, stress psicologico e somatico.
Una spiegazione plausibile individuata dalla studiosa è che, dopo essere stato sottoposto a fonti di stress, il corpo ha bisogno di recuperare per ricaricarsi. Trovando anche nella vita di coppia una situazione tesa non ha però modo di scaricare l’energia negativa. Il risultato è che portare stress e tensione da lavoro a casa sconvolge anche la vita di coppia più serena e non consente di bilanciare tra situazioni stressanti per la psiche e l’organismo ed il benessere derivante da una serena vita sentimentale.
 Inoltre litigare con il partner porta via altra preziosa energia da destinarsi ad un eventuale recupero del rapporto ed al riconciliarsi. Ma qualcosa, lite dopo lite, si spezza, dal momento che spesso il partner intuisce che spesso le reazioni di rabbia e gli scatti di nervosismo non sono imputabili a fattori interni alla coppia, ma allo stress derivante dalla vita professionale. Usare il partner come valvola di sfogo, insomma, è sconsigliabile e non fa sentire affatto meglio. I problemi lavorativi vanno lasciati dietro la porta di casa quando questa si chiude alle nostre spalle. Ma questo, nella vita di tutti i giorni, è più facile a dirsi che a farsi.
Articolo tratto dal sito www.medicinalive.com

venerdì 10 settembre 2010

prevenire è meglio che stressare

Recenti studi hanno dimostrato che lo stress da lavoro è una delle principali cause di assenteismo all’interno delle aziende. Stress che provoca danni ingenti sul bilancio di fine anno: basta andare a guardare alla voce “malattie” e “sostituzione di assenti per malattia” per farsene un’idea.

Possiamo descrivere questo tipo di stress come uno stato psico-fisico caratterizzato da ansia costante e malessere diffuso, che si manifesta quando le richieste dell’ambiente superano le capacità del singolo di farvi fronte, compromettendone il rendimento lavorativo, oltre che i rapporti interpersonali. Non sorprende perciò come esso costituisca motivo per richiedere frequenti congedi e periodi di malattia, trasformandosi così in un problema che coinvolge più livelli: i collaboratori, i datori di lavoro, l’azienda. Lo stress, infatti, quando si trasforma in giorni di assenza, comporta maggiori costi, riduce drasticamente la  produttività e ci rende meno competitivi sul mercato.

Se in Europa secondo l’Inail, l’Agenzia per la sicurezza e salute del lavoro, le vittime di questa tipologia di stress sono circa 40 milioni e i giorni di lavoro persi ogni anno raggiungono il 50-60% (con dei costi per la collettività stimati attorno ai 20 miliardi di euro), secondo l'Istituto superiore per la sicurezza sul lavoro, anche in Italia non siamo da meno. Secondo l’Ispesl, infatti, il 43% dei lavoratori italiani soffre di disturbi fisici e psicologici correlati alla  propria attività lavorativa, dato che supera di molto non solo la media EU (22%), ma anche paesi come la Gran Bretagna (27%), la Germania (25%) e la Francia (24%), ovvero le altre nazioni europee in cui lo stress lavorativo è superiore alla media.

Senza nulla togliere all’attuale momento storico-sociale, che indubbiamente contribuisce a rendere più drammatica la situazione per tanti lavoratori che si ritrovano in condizioni quanto mai precarie, notiamo come, anche fra chi ha un impiego, esistano precise cause che contribuiscono all’insorgere dello stress sul posto di lavoro.

Secondo la Commissione Europea, Direzione generale occupazione e affari sociali, i fattori più comuni che determinano lo stress legato all’attività lavorativa sono:
- Quantità di lavoro da eseguire eccessiva oppure insufficiente
- Tempo insufficiente per portare a termine il lavoro in maniera soddisfacente sia per gli altri che per se stessi 

- Mancanza di una chiara descrizione del lavoro da svolgere o di una linea gerarchica 

- Ricompensa insufficiente, non proporzionale alla prestazione 

- Impossibilità di esprimere lamentele 

- Responsabilità gravose non accompagnate da autorità o potere decisionale adeguati 

- Mancanza di collaborazione e sostegno da parte di superiori, colleghi o subordinati 

- Impossibilità di esprimere effettivamente talenti o capacità personali 

- Mancanza di controllo o di giusto orgoglio per il prodotto finito del proprio lavoro 

- Precarietà del posto di lavoro, incertezza della posizione occupata 

- Condizioni di lavoro spiacevoli o lavoro pericoloso 

- Possibilità che un piccolo errore o disattenzione possano avere conseguenze gravi

Analizzando le varie voci, notiamo come esse siano tutte riconducibili ad una scarsa organizzazione aziendale, che si riflette in una mancanza di certezze nei collaboratori, i quali si ritrovano spesso a remare senza però sapere in che direzione stanno andando e se la nave su cui si trovano riuscirà mai a raggiungere la riva. Compiti non definiti, obiettivi poco chiari, scarsa comunicazione, assenza di stimoli, sensazione di essere abbandonati a se stessi, mancata realizzazione personale e professionale, sono tutte situazioni che a lungo andare logorano e disorientano anche i collaboratori migliori.

Prendendo spunto da questi dati vediamo come, con piccole azioni quotidiane, noi potremmo fare davvero molto per prevenire il problema dello stress. Definire bene i ruoli e i risultati da ottenere, valorizzare gli obiettivi personali e condividere i valori aziendali, coinvolgere i collaboratori nelle scelte strategiche, aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti, fornire un’adeguata formazione al ruolo, utilizzare una corretta gestione del tempo, gratificarli per i risultati ottenuti, non solo con premi e ricompense, ma anche con un semplice ma mai banale grazie, sono tutti accorgimenti che spesso si danno per scontati, ma che per un collaboratore non lo sono affatto. Anche un bravo può ottenere effetti miracolosi, ed è sicuramente uno dei modi più efficaci (ed economici) per aumentare l’autostima e combattere lo stress.

L’insieme di questi atteggiamenti produrrà una spirale positiva, fatta di collaboratori motivati, carichi di quella energia frizzante che mette l’uomo nella condizione fisica e mentale migliore per affrontare con grinta, determinazione e positività qualsiasi situazione. Di conseguenza diminuiranno drasticamente i giorni di assenza che gravano sul bilancio di fine anno, migliorerà il clima aziendale, salirà la motivazione di chi lavora con noi e il nostro business godrà di una forza propulsiva inarrestabile.

Quanta ricchezza in più produrrebbe ogni anno la tua azienda, se ti occupassi maggiormente del benessere dei tuoi collaboratori? Pensaci: prevenire è meglio che stressare!
Articolo di Camilla Targher pubblicato su "Migliorare" Anno II N. 3, 2010