martedì 5 aprile 2011

soddisfatti o reinventati

Il mondo del lavoro sta cambiando. Lavoro, oggi, non è più soltanto sinonimo di sussistenza economica (seppur indispensabile) e riconoscimento sociale (seppur desiderabile), ma è un qualcosa che contribuisce in maniera sempre più chiara e netta a strutturare e caratterizzare la nostra identità. Nonostante questo, però, in molti si trovano a svolgere un lavoro che non appaga completamente e che soddisfa solo in parte.
Una ricerca Global Workforce Study 2010, della Società di Consulenza Towers Watson, ha coinvolto più di 20mila dipendenti in 22 Paesi, con l’obiettivo di comprendere atteggiamenti e grado di coinvolgimento negli ambienti di lavoro. I risultati evidenziano che oggi solo 13 Italiani su 100 si dichiarano “molto coinvolti” in quello che fanno. In Europa il numero non sale di molto (17%), ma almeno è un pochino più elevato. La percentuale sale al 39% se consideriamo gli “abbastanza coinvolti” (42% è la media europea), ma il numero rimane comunque esiguo. In cima alla classifica dei paesi europei per quota di collaboratori abbastanza motivati e molto motivati troviamo la Svizzera con un bel 72%, seguita da Germania, Irlanda, Belgio e Paesi bassi (65%), Regno Unito (60%), Spagna (54%), Francia (53%) e infine l’Italia al 52%. Questo significa che solo 1  italiano su 2 si dichiara soddisfatto del proprio lavoro!
Ma se il lavoro che svolgi non ti piace, non preoccuparti, non hai bisogno di cercarne uno nuovo. C’è infatti una nuova tendenza nella Psicologia del Business che suggerisce di riprogrammare il modo di approcciarsi al proprio lavoro. Si chiama Job crafting e consiste nel ridisegnare la propria attività, ritrovando motivazione, entusiasmo e passione per quello che si fa. Il segreto non è cambiare lavoro, ma cambiare il modo in cui si svolge il proprio - trasformandolo.
Avrete notato come, quando in un’azienda una persona prende il posto di un’altra, quello stesso ruolo venga svolto in modo diverso e con risultati diversi. Il ruolo è lo stesso, ma il fatto che l’abbiano ricoperto due persone, con un bagaglio culturale, competenze, esperienze e personalità diverse, ha portato inevitabilmente a delle differenze. Semplicemente ognuno di loro ha ricoperto lo stesso ruolo a modo suo.
L’idea portante di questa nuova teoria è che la maggior parte dei lavori siano in realtà piuttosto flessibili, il che significa che possono essere adattati alle capacità e alle preferenze di chi li ricopre. Riprogrammando in questo modo il lavoro, il collaboratore può mettere in evidenza i propri punti di forza, aumentando al tempo stesso soddisfazione personale e performance lavorativa.
Come ci fa notare Amy Wrzesniewski, Professore Associato presso la Yale School of Management, che assieme alle sue colleghe Jane Dutton and Justin Berg ha sviluppato la metodologia del Job crafting, rimaniamo spesso intrappolati nel pensare che il nostro lavoro sia una lista di cose da fare e di compiti da svolgere. Il Job crafting si propone invece di rendere più ricco di significato ciò che facciamo, e incoraggia i collaboratori a ripensare creativamente il proprio ruolo, apportando sottili ma significativi cambiamenti in quello che fanno.
Sei pronto ad applicare i principi del Job crafting al tuo lavoro? Allora prendi carta e penna e comincia a seguire questi piccoli consigli:

1. RIPENSA CREATIVAMENTE IL TUO LAVORO
La routine che molti di noi si trovano ad affrontare è quella di trascinarsi al lavoro sapendo di avere tutta una serie di cose che dobbiamo fare, dice Wrzesniewski. Il processo del Job crafting prevede, come primo passo, quello di pensare al nostro lavoro in modo olistico. Per prima cosa dobbiamo analizzare quanto tempo, energia e attenzione dedichiamo ai vari compiti e poi riflettiamo su questa distribuzione.
Barbara Fredrickson, autore di Positivity e Professore di Psicologia alla Università del North Carolina a Chapel Hill, dice che è fondamentale prestare attenzione alle emozioni che proviamo durante la giornata lavorativa: è in questo modo, infatti, che riusciremo a scoprire quali sono gli aspetti del nostro lavoro ci ricaricano (life-giving) e quelli che ci prosciugano (life-draining).

2. RAPPRESENTA LA TUA GIORNATA CON UN DIAGRAMMA
Per preparare il terreno in vista del cambiamento, è necessario creare un diagramma che evidenzi dettagliatamente le nostre attività lavorative quotidiane. Il primo obiettivo è capire che cosa facciamo esattamente al lavoro. Successivamente diventerà possibile ideare nuovi modi per integrare la routine giornaliera con le capacità, le motivazioni e le passioni che ci guidano. Trasformiamo poi le liste di compiti in mattoncini flessibili. Il risultato finale sarà un nuovo diagramma che ci servirà come mappa per attuare dei cambiamenti specifici, aiutandoci a capire quali sono le nostre vere priorità.

3. IDENTIFICA COSA AMI E COSA ODI DEL TUO LAVORO
Riconsiderando il modo in cui pensi il tuo lavoro, ti rendi libero per nuove idee su come ridistribuire il tuo tempo e la tua energia. Identifica ciò che ami veramente fare e quello che invece non ti piace. Evidenzia e rafforza gli aspetti del tuo lavoro che ti piacciono di più e cerca un modo per ridurre o rendere più piacevoli quelli che ti appagano poco. Confrontanti con i tuoi colleghi: rimarrai sorpreso nello scoprire che il tuo vicino di scrivania ama fare proprio quello che a te piace di meno!

4. TRASFORMA LE TUE IDEE IN AZIONE
Decidi cosa vuoi cambiare e pensa a come farlo. Valuta che impatto avrà questo cambiamento sull’ambiente lavorativo, pianifica un meeting con un superiore, confrontati con i colleghi. Crea un piano di azione da seguire nel tempo e individua gli obiettivi che vuoi raggiungere. Fissa delle scadenze, valuta i progressi e se necessario aggiusta il tiro.

Ovviamente questo non significa stravolgere il proprio lavoro o non far fronte agli impegni presi. Ognuno di noi ricopre un ruolo che porta con sé dei doveri e delle responsabilità. Al tempo stesso però non è consigliabile fissarsi solo sugli obblighi, ma è giusto avere la possibilità di sentire il proprio lavoro come un qualcosa che ci rappresenti e ci faccia stare bene, visto che dedichiamo al lavoro la maggior parte della nostra vita.
Al contrario di molti volumi sul management, che ci consigliano di influenzare i collaboratori con incentivi di ogni genere, il Job crafting pone l’attenzione su quello che gli stessi collaboratori possono fare per rivedere e reinventare quello che fanno quotidianamente, permettendo loro di accrescere il controllo sulla propria vita professionale. In questo modo diminuiscono disaffezione e  turnover e aumentano soddisfazione e produttività.
Anche un piccolo cambiamento può portare grandi risultati e farci stare bene. E benessere per noi significa benessere anche per chi sta intorno a noi.
Articolo di Camilla Targher, pubblicato sul Magazine Migliorare Anno II n. 6, 2010