Quante volte sentiamo elogiare
l’ordine e in quante occasioni siamo portati (anche inconsapevolmente) ad
associare l’immagine di una scrivania pulita e ordinata ad efficienza e
professionalità. “Mostrami la tua scrivania e ti dirò chi sei!” tuona come una minaccia contro il popolo dei
disordinati cronici, eppure recenti studi spezzano una lancia a favore di chi
nel caos trova il proprio habitat naturale.
Studiando le scrivanie di oltre
10 aziende, Abigail Sellen degli Hewlett-Packard Laboratories di Bristol e
Richard Harper del Digital World Research Centre della Surrey University (Regno
Unito) hanno concluso che la propensione al lavoro e all’organizzazione di
ciascun dipendente può essere rivelata dalla quantità di materiale presente
sulla scrivania e nel cestino delle cartacce.
Il motivo è semplice: se da un lato una scrivania
ricolma è generalmente correlata a maggiore disordine, dall’altro fare ordine
richiede tempo, che viene in parte sottratto dalle ore di lavoro. Una buona
produttività dovrebbe quindi dipendere da un corretto rapporto tra ore di
lavoro e ore di ordine e pulizia. D’altra
parte lo stesso Einstein scriveva: "Se una scrivania in disordine denota
un spirito confusionario, che dire di una scrivania vuota?!"
Anche Eric Abrahamson, professore di management alla Columbia University, fa un elogio del
disordine nel suo libro intitolato "A Perfect Mess: The Hidden Benefits of
Disorder" (2008), nel quale sostiene che il disordine possa addirittura
giovare alla carriera di un collaboratore all'interno di un'azienda: il
disordinato impiega il 36% di tempo in meno rispetto ai colleghi a ritrovare i
documenti di cui ha bisogno!
Nel suo La forza del disordine (Rizzoli), il professore americano elenca i sei
vantaggi del “disordine ordinato”.:
1. Flessibilità: il disordine permette di
adattarci rapidamente alle novità e con minori sforzi
2. Completezza: il disordine è vario, comprende
più alternative e possibilità diverse, che l’ordine prestabilito non contempla
3. Risonanza: il disordine consente uno
scambio di informazioni tra il soggetto e l’esterno, non rinchiude in certezze
incrollabili che ci bloccano
4. Inventiva: il disordine consente di
affiancare in modo casuale elementi diversi favorendo così associazioni inedite
e creative
5. Efficienza: il disordine permette di
raggiungere gli obiettivi in minor tempo e consumando meno risorse, se non
altro quelle necessarie a riordinare e catalogare cose e informazioni
6. Robustezza: il disordine è soggettivo e come
tale unico: ognuno ha il suo (mentre l’ordine è logico e quindi riproducibile
da chiunque)
In realtà infatti, contrariamente a quanto
potremmo pensare, il disordine non equivale necessariamente a caos puro, ma
semplicemente ad un diverso modo di disporre gli oggetti all’interno del
proprio spazio vitale. Come sottolinea
Davide Dettore, professore associato
di Psicologia clinica all’Università di Firenze, alla base
del disordine c’è una particolare tipologia di classificazione inconscia degli
oggetti che si fonda su un metodo
“stratigrafico”. In pratica, senza nessuno
che riordini, documenti e oggetti si accumulano, ma mai casualmente: i meno
urgenti o meno necessari finiscono con lo sprofondare sotto cumuli di carte o
negli angoli più nascosti, mentre verso la superficie o nei luoghi più
accessibili si depositano gli oggetti attuali o i documenti più urgenti: un
metodo di archiviazione spontaneo, personale e molto più efficiente di file,
faldoni e cartelle!
Il caos, quindi, non è
necessariamente segno di una mente disordinata, anzi, può essere produttivo,
anche perché è proprio questo ordine nel disordine a rendere creativi. Quella
dei disordinati è una logica creativa che gioca sulle associazioni, sui
raggruppamenti, sulla memoria visiva e su associazioni di idee che possono sfociare anche in grandi innovazioni:
una su tutte quella del Dottor Alexander Fleming, che ha scoperto la
penicillina grazie al disordine del suo laboratorio!
Non solo la produttività, ma
anche la creatività e la serendipità (la sensazione che si prova quando si
scopre una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un'altra) sono
favorite da un ambiente disordinato e spesso le idee più brillanti emergono
da un disordine controllato. L'ispirazione
nasce dove meno ce lo si aspetta, dietro un foglio accumulato su una scrivania,
proprio quello che avresti “dovuto” riordinare tanto tempo fa…