giovedì 26 aprile 2012

24 ore al giorno


24 ore è il tempo che tutti abbiamo a disposizione ogni giorno, eppure esistono due categorie fondamentali di persone: chi ha sempre tempo a sufficienza e chi non ne ha mai abbastanza. Com’è possibile?!
E’ possibile perché, a parità di ore a disposizione, ciò che cambia sono il nostro rapporto con il tempo e il nostro modo di utilizzarlo.
Il rapporto con il tempo dipende dall’idea di tempo che abbiamo. Per alcune persone arrivare in ritardo o mostrarsi perennemente indaffarati è “positivo”, perché dimostra agli altri che tu sei un tipo con una vita piena di stimoli e un sacco di cose da fare. A volte è vero, ma la maggior parte delle volte ti cercherai semplicemente un sacco di cose (inutili) da fare, pur di non tradire il ruolo che ti sei dato.
L’altro caso riguarda una scorretta gestione del tempo: potresti impiegarci la metà del tempo a fare quello che fai, ma sei talmente lento/disorganizzato che ci metti il doppio (se poi rientri anche nella categoria di cui sopra… sei fritto).
Incredibile ma vero: sai quand’è che una persona impara ad ottimizzare il tempo? Quando ne ha poco a disposizione! Il che significa: poco tempo = tanta motivazione.
Provare per credere: scegli un’attività fra quelle che devi svolgere e stabilisci quanto tempo ti servirà per farla. Bene, adesso dividi il tempo per due e mettiti subito all’opera. Finirai in meno che non si dica!
Se invece avrai un sacco di tempo davanti a te, troverai mille modi per perderti in cose futili (tanto c’è tempo…) e alla fine dovrai correre come un matto per far fronte agli impegni e alle scadenze.

Alcuni suggerimenti per lavorare meglio e avere più tempo per sé:
  • pianifica il tuo lavoro/la tua giornata
  • fissa in agenda non solo ciò che devi fare ma anche quello che vuoi fare (es. andare in piscina, al cinema, ecc.)
  • parti dalle attività più difficili e impegnative
  • utilizza i timeboxes (scatole del tempo) fissando dei limiti di tempo di 30 minuti (massimo 1 ora) per completarle; attività particolarmente lunghe possono essere divise in sotto-attività
  • individua (ed elimina) i modi on cui perdi tempo abitualmente
  • delega ciò che qualcun altro può fare a posto tuo
  • impara a dire di no
Ops, tempo scaduto. 

venerdì 20 aprile 2012

figli e TV


Intere giornate passate davanti alla televisione, programmi TV come sostituto di relazioni e di scambi reali, TV babysitter, TV per spronare i figli a mangiare o fare i compiti. A che prezzo?
Sono sempre più numerose le situazioni di non-comunicazione, con conseguenze di vario genere negli ambiti più svariati: famigliare, scolastico, lavorativo.
Adulti e ragazzi che faticano a dialogare, individui che parlano senza ascoltarsi, caratteri chiusi e scontrosi che guardano gli altri con sospetto e diffidenza. Il paradosso è che la maggior parte delle persone vorrebbe migliorare il modo in cui comunica e in cui si relaziona con gli altri, ma non sa come fare. Forse, molto semplicemente, non è mai stata abituata a farlo.
Da recenti ricerche condotte in Italia emerge un dato che fa pensare: i bambini in età prescolare guardano la televisione in media due ore e mezza al giorno, con punte massime che arrivano fino a cinque ore. Come se ciò non bastasse, i bambini guardano la televisione principalmente da soli, cioè senza che un adulto verifichi cosa vedono, come lo interpretano e quanto a lungo lo guardano.
Il rapporto con la televisione è fondamentalmente diverso fra adulti e bambini: se i primi si rivolgono al piccolo schermo per questioni di informazione o intrattenimento, per i bambini la televisione è un autentico strumento di scoperta del mondo, un canale attraverso il quale acquisire attitudini e comportamenti necessari a crescere e ad inserirsi nel contesto che li circonda.
Questo ruolo dovrebbe essere degli adulti, non di un loro sostituto catodico, eppure sono sempre di più i bambini che crescono in famiglie dove ci si vede solo la sera e dove il momento del pasto non viene vissuto come un’occasione di ritrovo e di ascolto reciproco, ma come un luogo silenzioso dove a “parlare” sono il telegiornale o il telefilm di turno. Famiglie dove anche dopo cena l’attività principale rimane guardare la TV e dove magari i bambini si addormentano guardando il cartone preferito, con la conseguenza che attività semplici ma fondamentali quali la capacità di dialogare, di raccontare e di ascoltare non vengono opportunamente coltivate.
Esistono anche molte trasmissioni educative e programmi e cartoni per bambini pensati e creati per crescere ed educare: non è la televisione il problema, ma il suo utilizzo smodato e senza controllo. E’ una questione di abitudine: di buona o di cattiva abitudine.
Parlare ed ascoltare sono abilità che si possono allenare alla stregua di molte altre (i muscoli del corpo, la memoria, ecc.), ma non possiamo pretendere che i giovani e gli adulti sappiano instaurare con facilità relazioni edificanti, se non sono mai stati abituati a farlo.
Il dialogo e l’ascolto si imparano e se è vero che non è mai troppo tardi per imparare, è altrettanto vero che prima si comincia e più si riuscirà ad ottenere, perché le abilità che si acquisiscono da piccoli entrano con facilità nel nostro bagaglio di conoscenze e ci accompagnano per tutta la vita.
Come fare per allenare alla parola e all’ascolto? Ecco alcuni pratici consigli da applicare con facilità:
  • La sera a cena lasciare spenta la TV e chiedere agli altri membri della famiglia (grandi e piccini) di raccontare la loro giornata e di ascoltare la tua
  • Quando si guarda la TV, scegliere programmi adatti all’età dei propri figli, possibilmente guardare i programmi insieme a loro, decidere un momento della giornata e un limite di tempo in cui guardare la TV, evitare di vedere la TV in camera da letto, durante i pasti, durante i compiti
  • Organizza per i tuoi bambini delle attività alternative da fare insieme (leggere un libro, fare un collage, costruire una tana con i cuscini del divano, ecc.).
Brontoleranno un po’ all’inizio, ma se sarai brava/o a coinvolgerli, vi divertirete moltissimo insieme!

mercoledì 11 aprile 2012

chi ben comincia...


Un famoso detto popolare recita: chi ben comincia è già a metà dell’opera. Niente di più vero, soprattutto se preso e applicato alla nostra giornata, lavorativa e non.
Quando hai 1000 cose da fare, talmente tante che non sai da dove iniziare, l’importante è…iniziare! Sembra banale (e sicuramente lo è) ma a volte sono proprio le cose più semplici che possono facilitarci o al contrario complicarci la vita.
Se hai un sacco di cose da fare e sei già stressato al solo pensiero di metterti all’opera e magari per rilassarti ti siedi al computer e, proprio sapendo che ti aspetterà una “giornataccia”, decidi di partire “bene” leggendo qualche notizia curiosa qua e là o controllando quanti amici ti hanno scritto raccontandoti tutto, ma proprio tutto, su come hanno trascorso la Pasqua o il weekend (compreso che sorprese hanno trovato nelle uova al cioccolato), sappi che questo non ti aiuterà ad arrivare a fine giornata contento e soddisfatto per il lavoro svolto, perché probabilmente avrai ancora un sacco di cose da fare, pronte ad accumularsi per il giorno dopo…
Se invece a inizio giornata cominci SUBITO con le cose più importanti, anche se ancora non urgenti, con quelle che richiedono maggiore concentrazione, quelle prossime alla scadenza, quelle che DEVI proprio fare, allora parti subito col piede giusto!
In questo modo hai la possibilità di lavorare concentrato, perché sei fresco e riposato, e riesci a produrre meglio in meno tempo, anche perché probabilmente i colleghi ed il telefono che squilla non hanno ancora cominciato ad interromperti. Inoltre terminare per tempo le attività più importanti fa sentire bene, più soddisfatti e più leggeri e ti lascia poi tutto il tempo e la flessibilità per dedicarti all’ordinaria amministrazione, alle attività meno importanti e a tutto il resto (urgenze comprese), e perché no…. anche ad una bella (e a questo punto meritata) pausa caffé!

lunedì 2 aprile 2012

buy my face


Trovare un lavoro dopo l’Università non è sempre facile o immediato. Ne sanno qualcosa Ross Harper e Ed Moyse, due giovani ragazzi inglesi di ventidue anni da poco laureatisi a Cambridge, uno in neuroscienze e l’altro in economia.
Dopo aver inviato il loro curriculum a numerose aziende e società e dopo aver collezionato una serie di risposte negative, pressati da un debito universitario di 50mila sterline, hanno avuto un’idea tanto semplice quanto geniale: “vendere la propria faccia” a prestigiosi marchi pubblicitari e camminare in giro per Londra con il viso dipinto, attirando così gli sguardi di turisti e cittadini (oltre a quella dei media di mezzo mondo).
Ed e Ross non hanno intenzione di vendere la propria faccia a vita, ma solo per un periodo di tempo sufficientemente lungo a ripargarsi il debito contratto. Il loro progetto è iniziato il 01 ottobre 2011 e durerà 366 giorni, cioè un anno esatto. Oggi sono al Day 184 e hanno già guadagnato 33.332 sterline!!
Stanno lavorando con clienti del calibro di Ernst & Young e ricevono richieste persino da Hong Kong e Stati Uniti, oltre che dal resto d’Europa. Il loro sito è http://buymyface.com
Non so predire che cosa faranno realmente “da grandi” questi due esuberanti ragazzi, una volta che il progetto pilota sarà terminato, ma di una cosa sono certa: sentiremo ancora parlare di loro!