Qualche giorno fa mi sono imbattuta nella pubblicità
di una società immobiliare Norvegese, uno
spot ironico e pungente che spiega ai giovani norvegesi come sia
meglio uscire di casa presto, per evitare di ridursi come i nostri mammoni.
Il tutto condito da situazioni al limite del paradosso, in cui si vede una mamma italiana che prepara il bagnetto per il figlio (ormai quarantenne) e che gli fa il solletico sotto il piedino, oppure un’altra mamma che dice “mio figlio è troppo importante per cucinarsi il pranzo da solo” e che lo imbocca dopo aver cucinato per lui, oppure un’altra ancora che augura buona notte al proprio figlio (adulto), rimboccandogli ancora le coperte.
Il tutto condito da situazioni al limite del paradosso, in cui si vede una mamma italiana che prepara il bagnetto per il figlio (ormai quarantenne) e che gli fa il solletico sotto il piedino, oppure un’altra mamma che dice “mio figlio è troppo importante per cucinarsi il pranzo da solo” e che lo imbocca dopo aver cucinato per lui, oppure un’altra ancora che augura buona notte al proprio figlio (adulto), rimboccandogli ancora le coperte.
Provocazioni? Estremismi? Stereotipi? Sicuramente sì, nel senso che alcune situazioni
sono volutamente enfatizzate ed esagerate, ma non per questo prive di verità. Si
parla molto ultimamente di mammoni e di bamboccioni e ci si divide fra chi ritiene che vergognosamente in Italia si
rimanga a casa molto più a lungo che in qualsiasi altro Paese d’Europa (e non
solo…) e chi invece argomenta la questione descrivendo come impossibile uscire
di casa presto con un lavoro precario ed uno stipendio a meno di 1000 euro al
mese, che rende la permanenza a casa non una scelta bensì una necessità.
Sicuramente ci sono alcuni fattori oggettivi
importanti e non trascurabili e certamente
il fatto di essere un Paese (l’Italia) con seri problemi in termini di
occupazione e retribuzione non facilità i giovani a scelte di indipendenza. D’altra
parte, però, c’è anche un’abitudine a considerarsi “piccoli” oltremodo.
Negli Stati Uniti, ad esempio, è normale che un ragazzo/a durante le superiori si trovi
un lavoro (cameriere e lavapiatti fra i più gettonati) che lo impegni al
pomeriggio dopo scuola, per cominciare ad avere una prima disponibilità
economica per pagarsi le spese non strettamente necessarie che, anche se vive
ancora in casa, preferisce non far gravare sui genitori (cinema, profumo,
vacanza, ecc.).
In Inghilterra
è normale che chi frequenta l’Università, oltre a studiare di giorno, si trovi
un lavoretto (anche il portiere di notte, se necessario) per pagarsi gli extra
e parte degli studi, e dico questi cose perché sono vissuta all’estero alcuni
anni e le ho viste con i miei occhi: i giovani fanno tutto il
possibile per uscire presto di casa!
Qui in Italia, invece, mi capita spesso di vedere
l’esatto contrario: pochi giorni fa ho
sentito un “ragazzo” di 40 anni dire al proprio datore di lavoro che il motivo
per cui il mattino è arrivato tardi al lavoro è perché i genitori non l’hanno
svegliato in tempo. E’ troppo pretendere che uno a 40 anni sappia
usare la sveglia da solo?! Un altro ha
chiesto di poter iniziare più tardi il turno del pomeriggio, perché altrimenti
non ha il tempo per tornare a casa in pausa pranzo e la sua mamma ci rimane
male se non mangia con lei. Cose dell’altro mondo? No, cose di questo
mondo: cose all’italiana.
Questo a mio avviso significa che le cause che
portano gli italiani a stare ancora in casa a 40 anni sono fondamentalmente
due: ECONOMICA (le difficoltà oggettive
dovute a contratti precari e scarsa retribuzione) ma anche e soprattutto CULTURALE, ovvero la comodità di vivere da grandi come se si
fosse ancora piccoli, perché è più comodo non crescere, perché è più facile non
prendersi le proprie responsabilità (complici le mamme che non voglio rinunciare alla loro
insostituibilità).
Non si può modificare la cultura di un Paese in un istante e forse non sarebbe nemmeno giusto farlo, ma almeno non raccontiamocela quando additiamo alla situazione economica l’UNICA causa dello stare a casa ad oltranza, non è così.
Non si può modificare la cultura di un Paese in un istante e forse non sarebbe nemmeno giusto farlo, ma almeno non raccontiamocela quando additiamo alla situazione economica l’UNICA causa dello stare a casa ad oltranza, non è così.